Auguri di Buona Pasqua, sperando che metta un po' di sale in zucca a chi dovrebbe farci star bene.
Saluti
sabato 31 marzo 2018
giovedì 22 marzo 2018
Pensiero del mattino
Mr Zucchina e il suo facebook vittime collaterali della guerra politica a Mr President Trump.
Gli utenti FB postano foto anche di quando vanno a fare le cacca ... Gli utenti di FB sono loro stessi i primi violatori violentatori della propria privacy.
Per finire una riflessione: siamo proprio sicuri che non siano già stati utilizzati per altri scopi i dati FB ?
Buona giornata
Gli utenti FB postano foto anche di quando vanno a fare le cacca ... Gli utenti di FB sono loro stessi i primi violatori violentatori della propria privacy.
Per finire una riflessione: siamo proprio sicuri che non siano già stati utilizzati per altri scopi i dati FB ?
Buona giornata
martedì 20 marzo 2018
Riflessione al volo
Tra il sarcasmo e il grottesco c'è in mezzo una amara verità.
domenica 18 marzo 2018
Armonia
TAC TAC TAC,
Si svuota la caffettiera.
SSSSSSSH,
Si riempie il serbatoio.
CRRRRRR,
Sale il profumo di caffè.
TINNN TiTIN,
Si scioglie lo zucchero.
Il sorriso nei tuoi occhi
Scioglie il mio cuore
Si svuota la caffettiera.
SSSSSSSH,
Si riempie il serbatoio.
CRRRRRR,
Sale il profumo di caffè.
TINNN TiTIN,
Si scioglie lo zucchero.
Il sorriso nei tuoi occhi
Scioglie il mio cuore
domenica 4 marzo 2018
"Nel mio calendario..."
"Scrivere per vivere, anzi, per sopravvivere."
"Nel mio calendario... ogni giorno che passa lo cancello con una crocetta... Alla fine, uomini appunteranno sul petto della giubba croci orgogliose e tintinnanti. Uomini, invece, potranno appuntare sul petto del logoro giubbetto soltanto le umili crocette a matita dei loro giorni morti".
Entrambe le frasi tratte da :
Ritorno alla base - Guareschi -Edizione SuperBur Narrativa marzo 2002
pag. 5
pag. 276
ISBN 88-17-12820-1
Proprietà letteraria riservata
C 1989 RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano
C 2002 RCS Libri S.p.A., Milano
giovedì 1 marzo 2018
C'era una volta il Bianco Natale
C'era una volta il bianco Natale,
quando le stagioni, docili ed addomesticate, seguivano i ritmi del
calendario umano e la campagna dava i suoi frutti in modo corretto e
le persone avevano le ferie sempre nel periodo giusto per godersi il
sano caldo del mare. Ogni tanto, magari, signorina Primavera o Mister
Inverno, davano un colpo di testa e per uno, due giorni, si volevan
far notare, ma robetta di poco conto che veniva subito sistemata
dalle altre tre stagioni: "Via al tuo posto! Non è il tuo momento!".
Proprio in quel periodo, quando le
stagioni erano brave, per Natale c'era sempre una spruzzata di neve
che, con il suo bianco candore, rendeva meno grigio Mister Inverno. I
bambini aspettavano la vigilia di Natale, non certo per i regali, ma
per quel calore che solo a Natale si riusciva a sentir bene, un
calore che veniva da dentro, che veniva dai sorrisi di mamma e papà.
Il sugo rosso con i funghi secchi, i
pesciolini e l'anguilla e il merluzzo fritto che bontà!
C'era una volta il bianco Natale e il
panettone era semplicemente farcito con uvetta e canditi, il torrone
era duro duro, potevi sceglierlo ricoperto di cioccolato o senza, ma
era comunque duro e occorreva tempo, calma e tranquillità per
gustarlo. Attorno alla tavola adornata dalla tovaglia rossa la
famiglia era più unita che mai, e la fiammella della candela
sembrava la luce del sole dal tanto splendore e calore che emanava.
I giovanotti, con il cappotto, la
giacca e la cravatta, uscivano vicino alla mezzanotte per recarsi
alla messa. Le chiese gremite di spalle “cappottose”, nere, blu,
grigio topo, strette strette l'una all'altra, il fruscìo di fondo
dei colpetti di tosse, starnuti lievi e trattenuti, l'impeto dei cori
Natalizi e poi, per magia, quando il prete alzava l'Ostia benedetta,
calava un silenzio quasi surreale, i cuori eran stretti attorno a
quel simbolo d'amore unico ed eterno. Le chiese gremite di persone
che ci andavano solo una volta all'anno, ma quella volta, quella sola
volta, le persone riempivano le chiese con profonda devozione: in
fondo doveva durare un anno quella benedizione.
Finita la messa, focolari scoppiettanti
scaldavano “al vén brulè” o deliziavano i palati con le
caldarroste e immancabilmente c'era sempre il primo che diceva, con
voce allegra: "Nevica! Che gran bel bianco Natale".
-*-
C'era una volta il Bianco Natale...
ritmi frenetici da automi, si corre per le vie addobbate alla ricerca
dell'ultimo pensiero nella temperatura mite, quasi autunnale, e nel fracasso delle musiche natalizie sparate ovunque. Si corre alla ricerca di un regalo speciale che poi
tanto speciale forse non è. Si corre alla ricerca di una gioia non
proprio reale, non c'è più il tempo da donare e allora, con amara
soddisfazione, si regala un surrogato più o meno costoso.
La cena arriva, ci si siede quasi
ansimanti, un po' madidi di sudore e si mangia velocemente, si parla
di lavoro, di affari, di politica.
Finisce la cena, si scambiano i regali,
ma non sono più quei meravigliosi regali, sono regali di oggetti
tristi. Il tempo non c'è per fermarsi a scaldarsi il cuore, bisogna andare, bisogna correre a fare
l'aperitivo con gli amici.
Un cuore consumista ci muove e ci rende
frenetiche bestie da soma.
Si esce, vestiti eleganti, oppure come
un giorno qualsiasi. Non c'è più “al vén brulè”, la chiesa
non è più così piena, la benedizione annua non serve più a chi
non ha tempo nemmeno per se e per i suoi cari. Al Bar, bevendo un
amaro, veramente amaro, si borbotta: "Per fortuna che per ora non ha
nevicato".
Non fai in tempo a digerire il morbido
torrone, il panettone senza uvetta o senza canditi farcito con
improbabile creme dal gusto cioccolato o “plasticoso”, che arriva
la chiacchiera, la frittella, le maschere e i coriandoli.
Così, nella mischia del consumismo, la
neve è stata spedita in avanti e piano piano si consumano anche le
tradizioni.
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